Tutti conoscete Swobo, giusto? La quintessenza del pensiero laterale ciclistico. Toni di leggero svaccamento edonistico come se andare in bici non dovesse essere necessariamente tragedia, disperazione e morte (altrui). Capito come. Una versione due-ruotizzata della contro cultura di san Francisco. Presumo che il fondatore Tim Parr ascoltasse più i Dead Kennedys che gli Eagles, per dire. Per dire cosa? Per dire che poi l'azienda è morta ma il terzo giorno è risorta. E dalla tipica t-shirt counter-culture-style e dal cotone organico e dalla lana merino e dagli short e da tutte le cose stile Mike Ferrentino insomma Swobo è passata a fare quello ma anche telai. Semplici e sempre su toni di moderata astrazione ciclistica. Ma piuttosto carini. Linee essenziali ed un mix di influenze che l'occhio esperto coglie. Tipo mescolare pedali flat e single speed, o un mezzo da ciclocross che in realtà si presta bene anche al turismo alternativo (cioè al alternativo che fa il turista, volevo dire). Insomma a me piacciono molto. Niente di innovativo o come si direbbe efficacemente in inglese, nothing mind-blowing. Un prodotto di solida fighezza urbana che certo non vi farebbe sfigurare alla prossima sei ore di Cremona (o Poggibonsi, o Ravascletto). Capito come.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento