martedì 21 aprile 2009

Swobo e la bici, una storia moderna (??)

(Image courtesy of swobo.com)
Tutti conoscete Swobo, giusto? La quintessenza del pensiero laterale ciclistico. Toni di leggero svaccamento edonistico come se andare in bici non dovesse essere necessariamente tragedia, disperazione e morte (altrui). Capito come. Una versione due-ruotizzata della contro cultura di san Francisco. Presumo che il fondatore Tim Parr ascoltasse più i Dead Kennedys che gli Eagles, per dire. Per dire cosa? Per dire che poi l'azienda è morta ma il terzo giorno è risorta. E dalla tipica t-shirt counter-culture-style e dal cotone organico e dalla lana merino e dagli short e da tutte le cose stile Mike Ferrentino insomma Swobo è passata a fare quello ma anche telai. Semplici e sempre su toni di moderata astrazione ciclistica. Ma piuttosto carini. Linee essenziali ed un mix di influenze che l'occhio esperto coglie. Tipo mescolare pedali flat e single speed, o un mezzo da ciclocross che in realtà si presta bene anche al turismo alternativo (cioè al alternativo che fa il turista, volevo dire). Insomma a me piacciono molto. Niente di innovativo o come si direbbe efficacemente in inglese, nothing mind-blowing. Un prodotto di solida fighezza urbana che certo non vi farebbe sfigurare alla prossima sei ore di Cremona (o Poggibonsi, o Ravascletto). Capito come.

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