domenica 12 aprile 2009

Florilegium settimanalensis (best of)

Non c'è bisogno che vi dica che negli ultimi due/tre anni la Scandinavia è "all the rage" come dicono gli americani. Gli svedesi ed i norvegesi sembrano aver metabolizzato il gusto europeo e quello americano ed averli fusi creandone una versione propria. Dallo stile lineare e con forti contenuti innovativi. Poc per esempio. Da Stoccolma, li ho visti per la prima volta nelle pagine di Powder, bibbia americana del fuoripista (con gli sci). Dedicati alla protezione con una particolare predilezione per i caschi. Dalla neve alle due ruote il passo è stato breve. Hanno assoldato anche Andrew Shandro, per dirne uno, responsabile dell'evoluzione in chiave freeride di Trek e direi anche in parte di Nike (6.0). Se il buon giorno si vede etc etc // Sembra che Iron Horse sia in crisi d'identità. Secondo Bicycle retailer l'azienda americana è insolvente verso tre fornitori cinesi. Sembra sia in trattative con il Gruppo Dorel (Cannondale, GT, etc) per essere rilevata e sembra anche che tutti i problemi siano cominciati quando Dave Wegle ha deciso di non rinnovare la licenza per il suo sistema (DW link, appunto). Iron Horse ha successivamente concordato con Ellsworth di usare sotto licenza il suo sistema ICT, ma per il momento la situazione è in stand-by. Altre notizie appena le abbiamo // Life Cycles è un nuovo film che, secondo quanto si dice, riscriverà la regole della cinematografia mountain bikechistica (si, insomma, avete capito). Sarà vero? Non ne ho idea, intanto posso dire dire che è girato in ultra definizione con la Red Camera e queste sono alcune foto riprese da Bikemag.com // A proposito di E-13 e Dave Weagle (che ne è il proprietario) a quando questi benedetti pedali flat Staccato8? Sembrava dovessero essere disponibili per fine scorso anno ma per il momento ancora nessuna traccia. Come si suole dire: creare domanda attraverso assenza (del prodotto) // Cannondale sposterà tutta la sua produzione in Far east. E la globalizzazione, bellezza. Fa un po' specie, soprattutto per un azienda che aveva fatto dell'americanità uno dei suoi punti di forza. Ma la casa madre (Dorel) alla ricerca di migliori economie di scala, ha deciso lo storico passo. Giusto per dirla tutta: in molti casi e chi è del settore può facilmente confermare, la qualità della produzione asiatica è superiore a quella americana o europea (soprattutto nel carbonio). Si perde il sapore del made in Usa, ma se tanto mi dà tanto, nel futuro prossimo venturo made in China sarà sinonimo di eccellenza (non è una battuta) // Se volete vedere cosa sta succedendo in Sud Africa nella prima tappa del campionato del mondo di discesa, la casa consiglia mtbcut.com// E' tutto per la settimana.

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