venerdì 10 aprile 2009

Eco-compatibilità e commercio

Tra le mie varie ossessioni - singletrack, powder, Minor Threat, cani e giacche dell'Arc'teryx - direi che l'ambiente ha un posto particolare. E’ una ossessione incoerente. Voglio dire. Uso la macchina, prendo l'aereo e compero solo bici canadesi (Knolly) e americane (Slingshot), cioè che devono attraversare un oceano per arrivare qui. Per cui chiedo venia a priori per il fatto di scrivere bene ma razzolare male. Sono cosciente di questa incoerenza ed infatti appena il tempo lo permette e come ho scritto qualche giorno fa, vado in bici al lavoro (40 km quotidiani). Cerco insomma di limitare i danni delle mie azioni. Alcuni danni però non derivano da me direttamente ma da come una bici è costruita. Nel grande macrotrend che sia chiama ambientalismo, forse più moda più che convinzione, il rispetto della terra sembra essere una conditio sine qua non per non essere lasciati indietro (commercialmente parlando). Nel mondo dell'automobile questo è chiaramente percepito (ormai al punto che esistono fuoriserie elettriche tipo la Tesla), Ma non mi pare che il mondo della bici sia particolarmente attento a questo aspetto. Ho guardato i siti di tre tra le maggiori case, Specialized, Trek e Cannondale, cercando informazioni a riguardo della loro posizione ambientale. Non ho trovato molto. Per una persona non scientificamente competente (cioè uno che non sa, tipo me) è anche difficile dire che cosa sia in effetti dannoso per l'ambiente. La credenza comune voleva, per esempio, che l'anodizzazione fosse uno dei procedimenti più nocivi per l'ambiente ma secondo questa entry su wikipediain realtà sembra essere uno dei procedimenti meno inquinanti. Come mi diceva Kent Eriksen, fondatore di Moots, una bici soprattutto di alta gamma è destinata a durare una vita ed ad arreccare danno zero durante tutta la sua esistenza. Vero. Sta di fatto che la produzione industriale è intrinsecamente dannosa, per le elevate quantità di energia che deve usare, per gli scarti che deve produrre e per l'incredibile andirivieni a cui i prodotti sono sottoposti. Morale della storia: a differenza di altri settori dove la (vera o presunta) etica ambientale è sbandierata, nel mondo della bici che è per sua definizione verde, la eco-compatibilità è un argomento ancora poco discusso. Solo Chris King ha una chiara posizione al riguardo, gli altri, probabilmente forti del fatto che pedalare non provoca emissioni, non si curano tanto dell'argomento. Ma questo, ne sono certo, è destinato a cambiare.

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