L'azione di propaganda ciclocentrica continua...Ci vediamo al Bike Festival di Riva del Garda.
L'azione di propaganda ciclocentrica continua...IN MOTU GRATIA - teaser from Lab 80 film on Vimeo.
venerdì 30 aprile 2010, ore 21,00
Bergamo, Auditorium di Piazza Libertà
una produzione Lab 80 film - Pedalopolis - Laboratorio Gattoquadrato
In Motu Gratia
di Andrea Zanoli
con Zio Dennis, Roberto, Stefano, Lucia, Paola,
Kshan, Mouad, Asghar, Spice Girls
e tutti i partecipanti alle prime Grazielliadi.
In una città del nord Italia, un gruppo di amici organizza la prima Olimpiade Mondiale della Graziella (Grazielliadi), la celebre bicicletta pieghevole degli anni ’60. Dalla polvere delle cantine, dai parcheggi abbandonati, eredità arrugginita di nonne e madri, riemerge un pezzo di storia dei pedali. Kshan, di 11 anni, ha ridipinto e fatto rivivere quella di sua nonna. Mouad e Asghar hanno innestato impianto stereo e volante in pelle sulla loro, come fosse una cabriolet di un videoclip hip-hop, mentre Zio Dennis e il “comitato scientifico” testano sul campo le quattro discipline “olimpiche” tra una lucidatura di un parafango e un cambio di gomme nella loro ciclofficina in collina. Un ironico film-monumento al fai-da-te delle due ruote.
Daniele Marchesini – Benito Mazzi – Romano Spada
(image courtesy of Bike Jerks/Flickr)
Si tratta forse della più celebre reinterpretazione sul tema cruiser? La produzione fu limitata a pochi esemplari, prima per cantilever e poi per impianto frenante a disco. Merlin per il nome si ispirò alla tipica figura americana dei newspaper boys. L'intenzione della casa non era limitata al semplice esercizio di stile, ma la bici fù proposta come una race bike con un look che traeva ispirazione dal repertorio classico; un'ulteriore conferma di come la geometria cruiser probabilmente era e continua ad essere efficace.
Appostati alle loro poltrone televisionate, intenti all'aperitivo nel localino trendiassai... orario di mezzo, ott'emmezza post meridiam, stanchezza latente dopo una giornata di lavoro. Io scendo in garage, monto sulla sutra e vago vagheggio per la mia città. Non è più l'aria tagliente di qualche sera fà, e come dice la mia piccola principessa, "rotola rotola la bici del babbone"...ma dice anche, "BASTA BICI BABBO!" Amore mio, cosa c'è di meglio di una pedalata serale, a guardarsi intorno, sogghigno godereccio il mio sguardo verso le scatole a 4 ruote, novello don Chisciotte de la route, giocare con le, quantenesono? rotonde. Rotondopoli Furlè, è tuttavia tranquilla nell'aperitivissimo orario. La mia invece è una pedalata digestiva, piuttosto che un alkaselzer con rutto annesso... Ho scoperto, luci e fuochi fatui insegurimi, ho visto giganteschi gatti nella speranza non facessero gigantesche pipì sulla mia fida acciaiosa. Cos'è il mio, un allenamento forse? Ripetute? Faccio girare le gambe per scaricare l'acido lattico? Macchenesò! E' tornare a casa e sentirmi VIVO...
Altro giro, altro regalo. Il caminetto con perlinato e carta da parati. La pineta veloce dove la traiettoria in uscita dalla curva finiva solo dove la gravità non permetteva più di salire in un imperiale wall-ride naturale. Da inghiottire tutto di un fiato. E la cresta ripida che scende accanto ai ruderi del castello di Corniolino, sotto allle nubi di una minacciosa quanto avventurosa piovuta primaverile. Grazie Romagna, come al solito ci incanti.
(image courtesy of velocult.com)
Scottante come la sabbia sulla quale posa le ruote. E' la Kona Cadabra con il quale Karim "Mr.Love" Amour ha appena vinto la a tappa di Sestri Levante del circuito Superenduro. La superficie abrasiva stile tavola da skate sul manettino del cambio, il timer sul manubrio e mille altri particolari donano alla bici del professionista quel fascino indiscreto al quale non abbiamo saputo resistere...
(image courtesy of bta4bikes.org)
Il caso, certo... Le storie che mi piacciono di più sono quelle che iniziano nel bel mezzo di un noioso pomeriggio qualunque, quando anche la radio pare trasmetta sempre le stesse canzoni. 
Le tengo lì. Come una spugna vorrei trattenere in me le visioni della giornata, la luce tagliente del tramonto, quel prato diviso a metà dal sentiero. E poi il cinguettio degli uccelli che accompagna il lento rotolare dei tasselli sulla salita, il vento che muove la lunga erba spumosa. E' ancora tutto palpitante, come la mia fronte che batte sul casco, come i polpastrelli che premono sulle manopole. Immagini e sensazioni. Tengo tutto lì stretto convinto di portalo con me. Ruoto la bicicletta, tolgo le ruote e la ripongo nel portabagagli. Tutto si spegne; d'improvviso non riesco a trattenere in me quelle visioni che defluiscono dalla mie mani come l'acqua corre via da un colino. Rimane solo un'evanescente sensazione che è già desiderio di tornare.
“Il Tour de France resta il più grande evento mediatico dopo il Mondiale di calcio e le Olimpiadi”.
Diciamo che potrebbero essere due i motivi per i quali vale la pena agitare quadricipiti e neuroni per un'intensa avventura di 6 ore tra i boschi. Il primo di questi, e forse anche quello più rispettabile, è il desiderio di azione che coniuga assieme la dimensione sportiva, ludica e quella che potremmo definire geografica. E poi c'è l'aspetto sicuramente meno nobile del primo ma non per questo minore: il desiderio e l'adorazione verso l'attrezzo sportivo.