giovedì 27 agosto 2009

Soft Ride


(Image courtesy of softride.com).

Mentre scrivevo del Thudbuster un paio di giorni fa, menzionavo incidentalmente anche la Soft Ride come parte della filosofia “suspend the rider” (and not the bike”). Nell’ultima pagina di Bike Mag da mesi, a mo’ di scherzo, ogni mese una persona diversa è costretta ad usare quella che loro definiscono “shit bike”. Che nella fattispecie è una Soft Ride in versione mountain bike. Se in effetti nel fuoristrada temo che questo sistema lasci piuttosto a desiderare, per la strada e/o per il triathlon, Soft Ride potrebbe avere qualcosa da dire. Non so se avete presente: è un telaio senza tubo piantone, il cui effetto ammortizzante è dovuto ad una sorta di trave di carbonio che bascula. È come andare a cavallo. È un movimento che deve essere metabolizzato. Una volta che si instaura l’automatismo, chi apprezza il sistema sostiene che la pedalata diventi più rotonda, contribuendo alla fin fine ad un maggior comfort di bordo (per così dire). Se sia vero, non lo posso dire. Per conoscenza diretta, ho visto qualcuno rimanerne colpito. Sono rimasto colpito anche io dal fatto che l’azienda esista ancora. È una nicchia, chiaramente, che riesce a mantenere però fascino ed estimatori.

1 commento:

  1. Anche Brezee realizzò una Brezeer con balestra softride, era bellissima come tutte le Breezer.

    Ma molti altri all'epoca si dilettarono con questa balestra tra gli altri il baffuto Tom Ritchey e Otis Guy.

    Non ho mai avuto la (s)fortuna di provarne una...

    Ciao

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