(Image courtesy of shake.it).
(ri)leggevo un libretto anarco-insurrezionale dal nome "bici batte auto. creativi e guerrier urbani su due ruote". del libro condivido lo spirito per certi versi radical-chic. ovvero, facciamo i sofisti perchè abbiamo tutto. cioè vogliamo la bici mica perchè non possiamo avere la macchina. ma siccome possiamo avere la macchina, allora scegliamo la bici. è il libero arbitrio che (si dice) un essere superiore avrebbe dato all'uomo. detto questo, a me questi libretti piacciono. perchè mi sembra che ci possa essere un futuro diverso dalle range rover sport che trovo tutti i giorni per strada. niente di personale ma io vorrei che la strada fosse anche un po' mia. a questo riguardo, esiste un movimento di quelli americani che a noi vecchia società bizantina non verrebbero in mente. street reclamining si chiama. l'idea è questa: possiamo riprenderci le strade. se sappiamo come farlo. è un processo psicologico quello che ci porta a pensare: non gioco in strada, ci sono le macchine. con questo la strada perde il significato di punto di ritrovo e socializzazione e diventa un corridoio aslfaltato tra due punti. la colpa è nostra. sembra essere infatti provato che più il pedone/ciclista (cioè noi) si ritrae verso i bordi, più il guidatore (sempre noi) si sente in diritto di andare più forte. e se devo dire, è vero. se cominci a mettere una signora che fa i capelli ad un'altra, due ragazzini con lo skate, 10 commuter che vanno al lavoro e 4 cani che scorazzano, per la grande legge che dice: se ammazzo qualcuno mi rovino la vita, il guidatore giocoforza modera la velocità ed aumenta l'attenzione. in buona sostanza ed anche perchè sono le nove, riprendersi la strada, this is the problem. non è bici contro macchina. le persone siamo sempre noi. è piuttosto sapere come e cosa fare contro apatia ed inerzia. se le cose stanno così, non è detto che lo debbano sempre essere. reclaim your street.
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