(Image courtesy of Charles Leadbeater /We-Think).
Siamo in un'era post-industriale, dell'instant manufacturing, del cambiamento dei sistemi produttivi, da giganti integrati verticalmente - come le aziende di automobili - a piccole aziende indipendenti che si specializzano in pezzi o parti o software o bottoni o microchip. Questo dice l'ultimo numero di Wired in una serie di articoli denominati "the new new economy". All'interno di questo macrocosmo vorrei aggiungere anche l'aspetto della condivisione. Ho letto un libro che si intitola we-think, in quarta di copertina sintetizza così il suo messaggio: you are what you share. Non sei quello che hai, ma sei quello che condividi. Più rendi partecipi gli altri, più tu ne trai giovamento. Sia da un punto di vista personale - diventando una sorta di primus inter pares - sia da un punto di vista (potenzialmente) lavorativo. Esempio: la condivisione aperta si chiama open source, no? Linux? Presente? Un gruppo di persone scollegate fisicamente ma unite dalla rete lavora verso un obiettivo comune. Pensate che razza di potenza di calcolo. Milioni di cervelli che si sforzano di risolvere un problema. Problema 0 - cervelli 1. E' una sfida impari e la comunità vince. Bene, questo sistema "socialista" come lo chiama sempre Wired, perchè collaborativo e paritetico e basato solamente sulle capacità, può essere applicato a tutti i campi. Nella bici? Anche. Digitare su google open source bicycle riporta questo: Risultati 1 - 10 su circa 1.620.000 per open source bicycles. (0,16 secondi). Il primo della lista è legato ad un sito che si chiama worldbike.org. Qui il discorso diventa interessante. Questa organizzazione no profit si dedica a portare mobilità ciclistica in aree disagiate. In altre parole: cerca di far andare i bici i poveri. La bici nei paesi del terzo mondo non ha lo stesso valore che per noi ha una Vanilla. La bici serve per lavorare. Ergo, worldbike.org si propone, in sostanza, di cambiare il mondo "one bicycle at the time". Chi trasporta il pane in centro/sud Africa lo deve fare con mezzi inadeguati e pericolosi. Worldbike.org propone telai solidi e basici, pensati per il trasporto, per cui robusti e dotati di "baule", capaci di resistere a sollecitazioni prolungate nel tempo. L'aspetto interessante oltre a quello umanitario è che questa organizzazione non essendo spinta da necessità di profitto, cerca di trovare il disegno migliore tra chi lo può e vuole offrire (regalare). Capito? Et voilà! Open-source! Se domani mattina mi svegliassi ed avessi in mente un disegno rivoluzionario e di basso costo, non faccio altro che disegnarlo ed inviarlo a worldbike e se considerato interessante, questo può venir messo in produzione. In sostanza: oltre all'aspetto edonistico e di distacco temporaneo dalla realtà, la bici ha anche una funzione di emancipazione sociale. Una sorta di Grameen bank tramite le due ruote. La più grande innovazione del nostro secolo, che è quella che avete sotto i vostri occhi, permette di condividere pensieri e di regalare una parte del nostro tempo per una grande causa comune. E' una cosa stupenda ed è il segno che c'è speranza per un futuro migliore.
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