lunedì 18 aprile 2011

Bike Snob NY (il libro)


Nessuna pretesa di fare una recensione. Non sono un critico, non sono critico. Ho letto un libro e volevo discuterne con voi. Libro in questione: Bike Snob NY. Se non conoscete signifca che non fate parte dell'intelligentsia ciclistica.Il solo fatto di conoscere qualcosa nella moderna arte delle pubbliche relazioni di sè stessi, significa dimostrare un senso di appartenenza. Conosco quindi sono (parte di). Poco importa quanto profonda possa essere la vostra conoscenza e quanto insulso possa essere l'argomento. In società la capacità di sapere disquisire di argomenti "cool" vi garantisce una posizione più alta nella catena alimentare.
Il libro si intitola:"Systematically and mercilessly realigning the word of cycling", tipo "sistematicamente ed impietosamente mettendo il riga il mondo del ciclismo". Leggo ogni tanto il suo blog e se posso dire mi sembra un tantino sopravvalutato. Non che non abbia verve ma a me sembra un fenomemo della rete più che un reale caso (socio-cultural) letterario. Ha qualche spunto simpatico ma è logorroico ed io non riesco a finire di leggere i suoi post (mentre posso leggere lunghi articoli di Wired oppure, gasp, interi libri). La prima metà del libro è un po' come un disco dei Midlake. Scorre in sottofondo. E' un po' manieristico nel senso che cerca di essere molto sè stesso, che vorrebbe dire che perpetua e santifica l'immagine che gli altri hanno di lui (o lui di sè stesso). Nella seconda parte, il libro cambia un po' registro. E' più veloce e la sua critica è più incisiva. Mi ha fatto riflettere quando prende in giro chi umanizza la bici e la rende dotata di anima, specificando peraltro che solo bici italiane vintage possono averla mentre un prodotto di massa cinese è destinato a restare un insieme di tubi e nient'altro. Se posso dire, ha ragione. Lo dico contro me stesso, ma come direbbe Emily Dickinson una bici è una bici è una bici. Scadiamo nel demenziale light quando mettiamo un prodotto di acciaio temprato (alluminio/titaninio/carbonio) su un piedistallo e lo veneriamo. In questo senso Bike Snob smonta con una certa efficacia il pensiero ciclistico radical chic di cui pure lui stesso fa parte. Non direi che è un fustigatore di costumi, piuttosto ha una visione distaccata ma partecipe (ossimoro, lo so) del mondo della bici ed in qualche modo ed in qualche momento sintetizza con ironica delicatezza le contraddizioni e le manie di noi tutti. Messaggio finale del libro mi sembra essere: è una bici, non prendetela (non prendetevi) troppo sul serio.
Mi pare tutto.
ciao.
marcello

1 commento:

  1. Mi piacciono le bici.
    Mi piacciono i libri.
    Più le bici dei libri, almeno in questa fase della mia vita.
    Di questo libro posso dire che ha una bella copertina, che sta bene dove lo appoggio, mi piace sfogliarlo perchè sento che parla di un argomento che mi piace. Ma posso anche dire che non sono riuscito a superare la terza pagina e questo è un brutto segno.
    Le strade che potevo prendere erano due, leggerlo e rischiare di odiarlo oppure usarlo come si una una vecchia ed affascinante bici che la ami fino a quando non ti accorgi di quanto è fottutamente pesante e dura da spingere.
    Ho optato per la seconda.
    Ora fa ottima mostra nella mai libreria vicino a quella vecchia bici.

    RispondiElimina