
Comunque, il punto è che raccontare una storia serve a collegare due punti tra i quali spesso non c’è la famosa retta di euclide, ma c’è invece il nulla. Le storie di bicicletta, di pedali e ancor peggio quelle di mountain bike, non si addicono però alla storiografia e neppure alla cronoca. Per loro serve la mitologia. Quella di golia alto 6 cubiti e un palmo, ossia 3 metri. O di Icaro che vola vicino al sole. Con delle ali di cera. Ma per piacere!
Insomma la mitologia si addice alla mtb, come alla caccia e alla pesca, d’altra parte. Mio padre era un cacciatore: non l’ho mai sentito dire la verità. Ma chissenefrega, no? Mica c’è in palio una medaglia. Penso che la verità sia sopravvalutata. Soprattutto dalla mia amica eleonora. Che però ha delle bellissime gambe. Arrivo agli appuntamenti sempre per primo. Sempre in anticipo. Questa mattina, aspettando Tommaso, Edoardo e Nicolò ho fatto a tempo a montare ruota anteriore e posteriore della bici, oliare la catena, vestirmi, comprare il giornale, fare la pipì al bar, prendere il caffè al tavolo, leggere le prime righe di un editoriale di cui ora non ricordo nulla e che forse, per questo, ho letto per niente. Il 10 ottobre è un giorno del cazzo. Immemorabile. Però era il compleanno di uno che conosco che è morto. È un giorno del cazzo lo stesso, temo. Oggi 10 ottobre, ho in programma un paio di sentieri. Niente di che, direte, ma ognuno ha il suo modo di costruire mitologia. Mica si può sempre andare alla conquista di Troia con 700 navi. Pedalare dà il ritmo alle cose, regola il respiro, ti fa stare con te stesso, la natura, la salute… mah. Cazzate secondo me. Pedalare ci fa sentire fichissimi. Delle specie di avventurieri. Degli esploratori dei boschi.
Questo è il punto. E poi c’è la questione del volo. Io non ho mai conosciuto un uomo delle caverne. Neanche uno del medioevo, anche se ricordo bene il film "Il nome della rosa" e ho letto Ivanhoe – uno dei libri più brutti del mondo. Però penso che anche loro abbiamo sempre avuto la fissa del volo. Di staccarsi dal suolo come gli uccelli. E infatti Leonardo disegnò delle macchine volanti. E Icaro, sempre lui, si costruì delle ali di cera. Ma per piacere!
Comunque, il punto è il volo. A me basta poco. Bastano delle ruote e una discesa. Due pedalate con un rapporto lungo. Mi sembra di volare, mi pare che il peso della mia ombra si sollevi dalla mia anima. Basta una curva presa accelerando. Il suolo sotto le ruote si allontana. E poi sparisce. Non lo so quanto costi un’altra vita. Ma so che un single track, un casco in testa e un po’ di coraggio mi fanno sentire altrove e senza ombra. Spendendo molto poco. Non parliamo dei salti poi. Volo per metri. Decine di metri. E atterro sentendo che accelero ancor di più, che il mezzo meccanico mi asseconda. Ma una mtb di fiducia non è solo un mezzo meccanico. Sarebbe come dire che Carla Bruni è solo una donna. O che Ron Jeremy è un tipo coi baffi.
Insomma.
Pedalo ancora più forte. Sento gli altri parlare nel bosco nel tentativo di scattare qualche foto: fa parte della costruzione di una mitologia personale. La mitopoiesi implica infatti una reiterazione, la creazione di una tradizione prima orale – davanti a una birra da Tonetti (come chi è Tonetti?!?) – e poi scritta. Su facebook. Su un forum. Dove non sono ammessi colori spenti, facce tristi, biciclette vecchie, pance sporgenti, dubbi esistenziali, acne o interisti dopo il 5 maggio. Solo eroi. Il mio respiro mi trattiene dallo scomparire, mi ricorda che ho un corpo cui devo rendere conto. Mi è capitato di cadere. Di colpire forte il suolo. In bici intendo, non metaforicamente. Cioè sono caduto anche metaforicamente, ma questa è un’altra storia. Insomma cadere per terra, magari in mezzo ai sassi, fa molto male. Ma soprattutto fa sentire idioti. Dove credevi di andare con quelle cazzo di ali di cera?
Contributo di Andrea "Beppogatto" Benesso
Insomma la mitologia si addice alla mtb, come alla caccia e alla pesca, d’altra parte. Mio padre era un cacciatore: non l’ho mai sentito dire la verità. Ma chissenefrega, no? Mica c’è in palio una medaglia. Penso che la verità sia sopravvalutata. Soprattutto dalla mia amica eleonora. Che però ha delle bellissime gambe. Arrivo agli appuntamenti sempre per primo. Sempre in anticipo. Questa mattina, aspettando Tommaso, Edoardo e Nicolò ho fatto a tempo a montare ruota anteriore e posteriore della bici, oliare la catena, vestirmi, comprare il giornale, fare la pipì al bar, prendere il caffè al tavolo, leggere le prime righe di un editoriale di cui ora non ricordo nulla e che forse, per questo, ho letto per niente. Il 10 ottobre è un giorno del cazzo. Immemorabile. Però era il compleanno di uno che conosco che è morto. È un giorno del cazzo lo stesso, temo. Oggi 10 ottobre, ho in programma un paio di sentieri. Niente di che, direte, ma ognuno ha il suo modo di costruire mitologia. Mica si può sempre andare alla conquista di Troia con 700 navi. Pedalare dà il ritmo alle cose, regola il respiro, ti fa stare con te stesso, la natura, la salute… mah. Cazzate secondo me. Pedalare ci fa sentire fichissimi. Delle specie di avventurieri. Degli esploratori dei boschi.
Questo è il punto. E poi c’è la questione del volo. Io non ho mai conosciuto un uomo delle caverne. Neanche uno del medioevo, anche se ricordo bene il film "Il nome della rosa" e ho letto Ivanhoe – uno dei libri più brutti del mondo. Però penso che anche loro abbiamo sempre avuto la fissa del volo. Di staccarsi dal suolo come gli uccelli. E infatti Leonardo disegnò delle macchine volanti. E Icaro, sempre lui, si costruì delle ali di cera. Ma per piacere!
Comunque, il punto è il volo. A me basta poco. Bastano delle ruote e una discesa. Due pedalate con un rapporto lungo. Mi sembra di volare, mi pare che il peso della mia ombra si sollevi dalla mia anima. Basta una curva presa accelerando. Il suolo sotto le ruote si allontana. E poi sparisce. Non lo so quanto costi un’altra vita. Ma so che un single track, un casco in testa e un po’ di coraggio mi fanno sentire altrove e senza ombra. Spendendo molto poco. Non parliamo dei salti poi. Volo per metri. Decine di metri. E atterro sentendo che accelero ancor di più, che il mezzo meccanico mi asseconda. Ma una mtb di fiducia non è solo un mezzo meccanico. Sarebbe come dire che Carla Bruni è solo una donna. O che Ron Jeremy è un tipo coi baffi.
Insomma.
Pedalo ancora più forte. Sento gli altri parlare nel bosco nel tentativo di scattare qualche foto: fa parte della costruzione di una mitologia personale. La mitopoiesi implica infatti una reiterazione, la creazione di una tradizione prima orale – davanti a una birra da Tonetti (come chi è Tonetti?!?) – e poi scritta. Su facebook. Su un forum. Dove non sono ammessi colori spenti, facce tristi, biciclette vecchie, pance sporgenti, dubbi esistenziali, acne o interisti dopo il 5 maggio. Solo eroi. Il mio respiro mi trattiene dallo scomparire, mi ricorda che ho un corpo cui devo rendere conto. Mi è capitato di cadere. Di colpire forte il suolo. In bici intendo, non metaforicamente. Cioè sono caduto anche metaforicamente, ma questa è un’altra storia. Insomma cadere per terra, magari in mezzo ai sassi, fa molto male. Ma soprattutto fa sentire idioti. Dove credevi di andare con quelle cazzo di ali di cera?
Contributo di Andrea "Beppogatto" Benesso