sabato 5 giugno 2010
(pre)cycling.
nella parola stessa ciclo c'è l'idea di cosa che ricorre. come dire: un ciclo di vita, un ciclo della lavatrice, un ciclo di studi. inizia, continua, termina. e poi riparte. il ri-ciclo è parte del ciclo. è la continuazione logica di un inizio e non è detto che debba avere una fine. mi pongo questa ed altre domande mentre guardo i mie primi due caschi da bici, circa 1990/1994. impossibilitato a riciclarli, li tengo come soprammobili. vicino ai libri pieni di ironia di safran foer, vicino a numeri ormai vecchi di powder. gli oggetti che hanno una storia aiutano a creare atmosfera, sono in fin dei conti un'estensione della persona. io sono il casco ed il casco è me stesso. oggetti come ricordi. ma per quanto poetico, non è il passato che mi impedisce di sbarazzarmi di questi relitti dell'antichità. è che non so dove buttarli. nel secco? no. nella plastica? neanche. dove quindi? non ne ho idea, nè io nè apparentemente neanche le aziende che i caschi (o le scarpe, o le pompe o le maglie di lycra ) producono. c'è un problema di fondo. si tende a pensare al riciclo ma non al pre-ciclo. che in inglese sarebbe re-cycle e pre-cycle ed in questa lingua si riesce ad apprezzare di più il legame tra il nostro sport e la capacità (sensibilità?) di dare continuazione alle cose. non sto dicendo che l'oggetto debba essere per sempre. il prodotto è il risultato di un periodo storico ed a quello ci lega. per cui è giusto che a diversi momenti storici siano legati diversi oggetti. quello che mi mi dispiace e mi disorienta è che una volta terminato il loro ciclo vitale, non ho idea di cosa fare di queste cose. una vecchia salopette invernale, dei guanti a mezze dita che ritrovo ogni volta che scavo in profondità nell'armadio. ma anche delle leve caramba, un portaborraccia ringlè, all'epoca era il top dello sboronismo, la mia prima spltboard, degli scarponi della nitro custom con suola in vibram, dei pantaloni baggy large hardwear. in sostanza: dove vanno a morire gli oggetti? pre-ciclo/ciclo/ri-ciclo. dovrebbe essere così. chi produce dovrebbe pensare al ciclo vitale dell'oggetto, metterlo in commercio perchè è giusto ed è la vita ed è bello comperare delle cose e guardarle trasognati. ma è sbagliato (per me) lasciarli morire per tempo indefinito sotto uno strato di terra perchè non ho pensato prima come disfarmene. a parte il valore affettivo cioè il ricordo di un'epoca, non vedo perchè dovrei tenermi il mio primo casco. problema: se lo cestino, la povera bestia finirà assieme ad altri suoi diversi consimili in una discarica. il che significa che ragionevolmente quando gli alieni da marte invaderanno la terra nel 2230 e pianteranno la bandiera (digitale) di nuovi padroni, sentiranno il terreno opporre resistenza. perchè il mio casco sarà lì, impermeabile alle ere storiche, indifferente ai nuovi conquistatori. mi spezzo (contro una roccia) ma non mi sciolgo. una pubblicità diceva: un diamante è per una vita. temo che anche il mio casco lo sia.
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