lunedì 24 maggio 2010

se non si può piegare la realtà ai propri desideri, almeno la bici.

ci sono diverse ragioni per avere una bici pieghevole: a) attira l'attenzione ed offre argomenti di discussione per cui in ultima analisi aiuta il nostro ego; b) entra agevolmente nel bagaglio della nostra Porsche Carrera 4S Targa di colore giallo; c) offre la comodità di suddividere il "commute" per/da lavoro tra mezzo pubblico ed autopropulsione. esempio: punto di partenza treviso, punto di arrivo marghera (ve). istruzioni: sveglia ore 6, veloce colazione con biscotti dietetici di colore marrone chiaro intonati al bicchiere beige pallido con il quale si beve una spremuta di leeches. seguono minuti di difficili decisioni: la bici gialla deve essere combinata con adeguato corredo cromatico. posso per tanto usare calzino nero (si) e maglietta dei mclusky blu (shitrock scritto nel retro) allo stesso tempo? no. blu e nero non si può. per cui? nell'anta B4 dell'armadio esista altra versione della t-shirt dell'ormai defunto gruppo post rock con il messaggio: fuck this band. la maglietta è nera, la bici gialla, le scarpe giallo blu. ok? NO. siamo da capo. per fortuna esiste un'applicazione nell'android market (i-tunes? per piacere) che ti permette di ottenere la corretta combinazione cromatica. lancio il programma, tramite gps localizza i capi che hanno un chip RFID (radio frequency identification device). vabbè. svolto il compito più arduo della giornata (questo) è tempo di prendere la gavetta con riso ai 6 cereali, aromatizzato da curry originale del sud dell'india, mettere tutto nella sacca totally waterproof seal line hand made in seattle e prendere per la stazione (km 1). qui con falsa nonchalance si segue una precisissima routine che consiste nel piegare nel minor tempo possibile il mezzo. mi raccomando: ostentare distacco e naturalezza. E' NORMALE piegare la bici e metterla sottobraccio. si sale in treno, canticchiando. musica accettabile: sonic youth, pixies, i mclussky di cui sopra, the fall, minor threat e fugazi e tutte le produzioni dischord. ornette coleman john coltrane e herbie hancock ma anche la classica perchè classics never go out of style. per entrare nella parte aiuta avere guardo sperso ed una copia di wired (in inglese! per carità di dio! in inglese!) oppure anche mother jones. se proprio si vuole strafare the economist legato alle vans ed a pantaloni corti dickies può essere il giusto corredo. il tragitto è di circa 25 minuti. si scende e si ripete la routine di partenza. per cui: "dispiegare" la bici avendo cura di non avere momenti di impasse. fare molte prove a casa. vestendosi a tutto punto come se si fosse in stazione. una volta che si puo piegare e dispiegare la bici in una stazione affollata qualsiasi cosa è possibile nella vita (no, davvero). segue seconda parte trasferimento. è preferibile scegliere giornate temperate ed assolate piuttosto che piovose e gelide. arrivati al lavoro, cambiare indumenti che per altro saranno stati selezionati secondo la stessa rigorosa logica degli altri. fast forward alla sera. dopo aver salutato i colleghi ed aver loro fatto notare quando understated siamo (cioè siamo ultra a la page ma non lo facciamo, ehm, notare), riprendiamo il mezzo e ci dirigiamo verso polenta. niente treno, solo pedale. in questo esatto momento abbiamo una grande epifania: oltre il colore, pur fondamentale, ci sono altre variabili da considerare. se il tragitto è lungo 30 km come in questo caso, è meglio che la bici abbia una posizione distesa ed un florilegio di rapporti cosi che il tragitto sia percorribile entro il giorno stesso. per entrare nel dettaglio: la bici è una dahon, modello non ne ho idea, vedi foto. manubrio semi corsaiolo, cambio interno al mozzo unito a pignoni tradizionali. questo per avere una scelta ampia di rapporti (almeno uno può dire che ha molti rapporti senza dire il falso). la bici è leggera, neanche dieci chili, robusta , veloce e molto molto agile. considerando l'impeto che ti (mi) viene ascoltando i pontiak, il rischio sta nell'abbassamento della soglia di attenzione. è come una bici da corsa o per meglio dire è una piccola bici da corsa. ha uno scatto felino e dei gatti ha anche la capacità di muoversi con leggerezza nelle tre dimensioni dello spazio. è una vera arma letale nel traffico. sia in senso positivo che in quello negativo. bisogna infatti fare attenzione alle buche ed alla presenza di ghiaino per terra. la bici è così maneggevole che ti viene da buttarla di qua e di la con il rischio che sia lei poi a decidere la direzione. non vuole essere una critica, solo un suggerimento. i rapporti multipli (sempre del cambio) permettono andature sostenute. non vedo differenze significative tra le mie due sling shot e la mia dahon, fatta eccezione per i colori e per la propensione ancora maggiore di queste ultime a creare stupore (in questo, sono insuperabili). nonostante i molti snodi, la bici non flette e può essere sprintata (va bè), cosa che faccio con soprendente regolarità nel cavalcavia sopra la stazione di treviso. dove gareggio sempre con extracomunitari con mountainbike di 4 taglie inferiori al loro metro e novanta di muscoli. loro sono inconsapevoli della gara ed in effetti vinco sempre io. tempo di percorrenza marghera/tv, tra l'ora e dieci e l'ora e venti. che si traduce in una media sostenuta ed in un notevole esercizio fisico. morale? non ne ho idea, volevo solo dirvi che ho una bici nuova.
a presto!

4 commenti:

  1. Bentornato Marcello, mi si nota di più se ti saluto o se non ti saluto ma sono contento molto inside? E ascoltare I heard they Suck Live pedalando con nonchalance? Bella Cane!

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