Siamo di parte. Come è giusto che sia. Non amiamo tuttavia starcene in disparte, anzi. Così con una piccola valigia di buone e sane intenzioni ci siamo buttati a capofitto nella vorticosa giostra chiamata Eurobike. Un solo problema: dove è finita la bicicletta? Dico sul serio. Una festa senza il festeggiato, uno spettacolo senza protagonista. Un'abbuffata senza prelibatezze. Santi numi. L'oggetto del nostro desiderio, quella fatta di due ruote e alcuni tubi (preferibilmente di ferro). Ora penserete che la voce di quel pensiero ciclocentrico che si firma con la palla stellata inizi a invecchiare e fare quei discorsi sui bei tempi passati. Può essere. Ma può anche non essere se le motivazioni che seguono vi sembreranno fondate. Fusoliere di aerodinamico carbonio, decorate da grafiche filiformi che avvolgono i telai come portentosi raggi laser lanciati verso lo spazio infinito. Un continuo e insistente invito alla velocità, ad essere più veloci e competitivi e perfetti. Ma il futurismo non era cosa di inizio novecento? E come se non bastasse ecco che arriva la bici elettrica. Ehi, fermi tutti. La bicicletta è sudore e questo dovrebbe essere un credo fondato. Siamo proprio sicuri che anche in un contesto urbano la signora non possa fare 10 minuti di sana attività fisica scegliendo di non prendere l'autobus per andare al supermercato ma pedalare? Per non parlare di come non esiste una bicicletta elettrica che mantenga e abbia quel favoloso ed essenziale disegno stilistico tipico di una bicicletta. Nascono ibridi a metà strada tra una bici da città mal disegnata e un cinquantino anni ottanta. Fornisca libretto e patente, grazie. Quindi per concludere la carrellata ecco la bicicletta da discesa con un sistema più o meno evoluto di risalita assistita. Beh, a questo punto perché non passare alla moto fuoristrada che mi sembra più funzionale sotto questo punto di vista?
Perché la bicicletta deve per forza partecipare a quella spasmodica rincorsa al rendere tutto più veloce, efficiente e tecnologico? La bicicletta è un oggetto straordinariamente semplice e funzionale fin dalla sua nascita. E' un esempio di genialità senza fili e display. Perché deve diventare sempre più veloce? Agonismo a parte, che comunque è giusto che esista, siamo così sicuri che anche tutte le altre persone in sella debbano correre? E se non sono in grado di farlo con le proprie gambe, ecco che il ventunesimo secolo gli procura un semplice e orribile motorino elettrico che li renda in grado di sfrecciare? Avete mai pensato che la lentezza della bicicletta possa essere una ricchezza? Incontri, particolari che altrimenti potrebbero sfuggire e la magia di arrivarci con le proprie gambe.
Comprendiamo pure che la bicicletta abbia il suo mercato e che le motivazioni commerciali spingano verso nuovi ambiti, ma è così impossibile creare nuove opportunità senza snaturare l'oggetto a pedali?
Il fenomeno della bici a scatto fisso e la sua invasione urbana degli ultimi anni ha creato un contesto commerciale nuovo ripescando dal passato la cultura della bici da pista, arricchendola e contaminandola con nuove idee e mentalità. Avvicinando tra l'altro tanti giovani alla bicicletta e facendogli conoscere il passato e la cultura del ciclismo su strada e in pista degli anni passati. Ma qui la bicicletta è rimasta pur bicicletta, anzi ha svalicato il confine dell'attrezzo sportivo per sfociare in una tendenza e un, seppur piccolo, fenomeno sociale urbano.
Non vogliamo assolutamente fermare il progresso e la tecnologia. Ma sono cose delle quali crediamo la bicicletta non abbia un così urgente bisogno.
Tuttavia, non facciamo di tutta l'erba un fascio, e qualcosa di interessante ci è capitato tra le mani.
Nei prossimi giorni ve lo mostreremo.
Perché la bicicletta deve per forza partecipare a quella spasmodica rincorsa al rendere tutto più veloce, efficiente e tecnologico? La bicicletta è un oggetto straordinariamente semplice e funzionale fin dalla sua nascita. E' un esempio di genialità senza fili e display. Perché deve diventare sempre più veloce? Agonismo a parte, che comunque è giusto che esista, siamo così sicuri che anche tutte le altre persone in sella debbano correre? E se non sono in grado di farlo con le proprie gambe, ecco che il ventunesimo secolo gli procura un semplice e orribile motorino elettrico che li renda in grado di sfrecciare? Avete mai pensato che la lentezza della bicicletta possa essere una ricchezza? Incontri, particolari che altrimenti potrebbero sfuggire e la magia di arrivarci con le proprie gambe.
Comprendiamo pure che la bicicletta abbia il suo mercato e che le motivazioni commerciali spingano verso nuovi ambiti, ma è così impossibile creare nuove opportunità senza snaturare l'oggetto a pedali?
Il fenomeno della bici a scatto fisso e la sua invasione urbana degli ultimi anni ha creato un contesto commerciale nuovo ripescando dal passato la cultura della bici da pista, arricchendola e contaminandola con nuove idee e mentalità. Avvicinando tra l'altro tanti giovani alla bicicletta e facendogli conoscere il passato e la cultura del ciclismo su strada e in pista degli anni passati. Ma qui la bicicletta è rimasta pur bicicletta, anzi ha svalicato il confine dell'attrezzo sportivo per sfociare in una tendenza e un, seppur piccolo, fenomeno sociale urbano.
Non vogliamo assolutamente fermare il progresso e la tecnologia. Ma sono cose delle quali crediamo la bicicletta non abbia un così urgente bisogno.
Tuttavia, non facciamo di tutta l'erba un fascio, e qualcosa di interessante ci è capitato tra le mani.
Nei prossimi giorni ve lo mostreremo.
sono d'accordo in tutto..o quasi, ovvero,sulle strade preferisco cicli (o moto-cicli..?) con pedalata assistita, se l'alternativa di chi le usa è l'auto..
RispondiEliminaBravo, condivido al 100%!
RispondiEliminaQuesta rincorsa tecnologica mi sembra davvero un po' assurda, siamo in mano a marketing guru che hanno un po' perso di vista il prodotto. O forse lo hanno fin troppo in mente...
La cosa divertente nella storia della bicicletta è che agli albori e fino ad un certo periodo nelle gare usare i cambi era considerato come barare. I cambi li usavano i cicloturisti, quelli che hanno fondato i Touring Club, adesso persino i Professionisti se non hanno la compact le salite non le fanno più.