mercoledì 1 febbraio 2012
buono
Oramai non c'è più alcun dubbio sul fatto che la nostra esperienza ciclocentrica contamini molti aspetti del nostro essere. Poi arrivano giornate come queste. Il loro grigio profondo, solitario e riflessivo si coniuga perfettamente al rumore ritmico quanto ipnotico dei nostri pneumatici che scorrono tra aghi di pino, foglie rinsecchite e macchie di neve. Così ci salta alla mente che nella grandezza della natura, la nostra rassicurante pedalata in questo assordante e magnifico silenzio forse sia riflesso di qualcosa di alto. Inarrivabile. Infinitamente buono.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Sei un poeta/profeta della pedivella...
RispondiEliminaDomenica, ore 2 del pomeriggio, giù per la "Fangara", soli: io e Lei. Veloci come il vento gelido impossibile da superare. E alla fine: bambino io, dischi roventi Lei. Che dire... così per sempre.
RispondiElimina